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MANCHESTER UNITED CAMPIONE D'EUROPA 2007-2008

UN GRANDE SPETTACOLO

di Antonio Barilla''
I folletti del dischetto che sgambettano Ronaldo sembrano voler macchiare una stagione straordinaria, incenerire i 42 gol segnati e tramandarlo come l’Uomo dell’errore. Invece all’ultimo rigore se la prendono con il povero Terry e al quattordicesi- mo tiro, quando si procede a oltranza, imbambolano Anelka e premiano il Manchester. Piange, Ronaldo. E danza Ferguson. Esulta l’eroe Van der Sar che avevamo cacciato via, anni fa, con ignominia. E’ il trionfo dello United, cinquant’anni dopo la sua Superga, ed­ il trionfo del calcio inglese, padrone di una finale bellissima, anche sedura spiegarlo adesso al Chelsea, all’uomo qualunque Grant che serra le mascelle, ai suoi ragazzi che non nascondono le lacrime.
Finale inglese. Noi non c’eravamo. Avevamo desiderato, una volta sfilata la cometa laziale, la consacrazione europea dell’Inter, la conferma del Milan oppure la storica scalata della Roma, ultima ribelle al dominio d’Oltremanica. Avevamo addirittura esagerato, fantasticando una finale tutta nostra, e invece niente, eccoci spettatori, ambizioni in frantumi e rigurgiti di invidia.
L’Italia incollata alla tv non si nutre tuttavia soltanto di rimpianti. Si gode una partita intensa, tra schegge di nervosismo e sprazzi di spettacolo, concentrandosi sui campioni che immagina gia' con nuove maglie. Non suggestione, fantasia sfrenata, sogno ardito. E’ la consapevolezza di trattative gitessute, complicate e laboriose ma concrete, destinate a importare nel nostro campionato grandi protagonisti della finale di Mosca. Lampard, innanzitutto, simbolo del Chelsea ­ di pùi, del calcio inglese­, corteggiato a lungo dalla Juve, poi planata su Xabi Alonso, e adesso a un metro dall’Inter, regalo scudetto, crack del Centenario. E’ accaduto, in passato, che Massimo Moratti si lasciasse irretire da fuoriclasse purissimi, senza badare alla compatibilittattica e alle reali esigenze della squadra: stavolta no, Lampard­fascino e sostanza, diffonde entusiasmo e procaccia abbonamenti, ma soprattutto promette luce al centrocampo. Partner ideale di Cambiasso nel classico 4-42 oppure trequartista all’occorrenza: infaticabile, talentuoso, pungente. Suo il gol del pareggio, sua la traversa scossa ai supplementari, suo uno degli inutili rigori.
Incantati e incuriositi anche i milanisti, con gli occhi puntati sul sinuoso incedere di Drogba. L’ivorianodeciso ad abbandonare il Chelsea sin dal giorno in cui partMourinho, pure lui abbinato per un pezzo ai nerazzurri ma adesso, in piena rifondazione, pensiero fisso di Adriano Galliani. Un palo anche per lui, nella notte infinita di Mosca, negata invece a Shevchenko che si candida a sua volta. Un palo, ma anche azioni ricamate e generosi ripieghi, aderente alla partita per la mistura di qualite grinta. Peccato solo che quest’ultima sia tracimata spesso in tensione, fino al parapiglia nel finale, al buffetto e al rosso sventolato, al Chelsea spogliato d’un rigorista doc. A stupire, ammaliare, conciliare con il calcio­per Cristiano Ronaldo, campionissimo che in Italia non verrà. L’ha sfiorata ragazzino, per un’intuizione della Juventus sciupata da Salas che rifiutdi trasferirsi in cambio a Lisbona. Oggi­totem del Manchester United, protagonista d’una annata monstre, il quarantaduesimo gol giusto ieri, la Scarpa d’Oro conquistata e il Pallone d’Oro possibile. E pazienza per quel rigore, i folletti ci hanno ripensato. Non intoccabile, il gioiello portoghese, perle seduzioni hanno provenienza spagnola: il Real Madrid fa tintinnare 60 milioni di euro e lui regala speranza dedicando parole dolcissime alla Liga, forse solo frasi precotte suggerite da garbo e diplomazia, forse messaggi criptati e calcolati.

FONTE: Corriere dello Sport

DOPO LA FINALE DI MOSCA
Quell’emozione chiamata calcio

CLAUDIO COLOMBO

Ci sono immagini più forti delle parole, più forti di tutto, questa foto per esempio. Un vecchio e un ragazzo, silente sintesi nel fragore orgiastico del trionfo. Il vecchio Busby babe sopravvissuto alla tragedia di Monaco, 50 anni fa, e il giovane asso: il passato, il presente e (non è detto) il futuro del Manchester United, qualcosa in più d’una squadra di calcio. Sir Bobby Charlton e Cristiano Ronaldo, alfa e omega, il primo e l’ultimo fra gli eroi conquistatori dell’Europa massima. Nell’impazzare della festa, fradicia di pioggia inondata di felicità il tenero gesto, l’omaggio del ragazzo sfrontato al grande vecchio, la mano sul capo, la storia che con­tinua.
Manchester United contro Chelsea, cinquantatreesima finale della Coppa Cam­pioni, più d’una partita, un’emozione. E’ stato il calcio. Dal gol di Cristiano, gesto di possesso in capo a un sublime ordito, al pari di Lampard omaggio alla casualità, al palo di Drogba, la traversa di Lampard, al salvataggio di Terry, alle prodezze di Cech... Poi il film dei rigori, quello da bullo di Cristiano, i fatali errori di Terry e Anelka, il volo di Edwin Mani di Forbice Van del Sar: c’era una volta la Juve. Infine la gioia fanciullesca dell’altro Sir: Alex Ferguson, al quarantesimo trionfo personale, il vagare smarrito di Avram Grant, buon patrigno dei supponenti Blues, il pianto disperato di capitan Terry, gli sconfitti. Però ieri sera nel maestoso stadio di Mosca nessuno ha perso: perché ha vinto il football.

FONTE: TuttoSport

RE' D'EUROPA

di Andrea Fan
L
o scorso ottobre ha annunciato il suo addio: ­ Grazie a tutti, smetterdopo l’Europeo ­. Lascertrent’anni dopo il suo primo incontro ravvicinato con il calcio, con quella palla rotonda che segnerper sempre la sua vita. Prima di salutare ha pensato bene, per, di allargare gli spazi in bacheca, aggiungendo un altro campionato inglese (secondo in carriera) e una Champions League (seconda in carriera). Edwin Van der Sar, il pititolato portiere nella storia del calcio. Lo stesso che, arrivato in Italia nel 1999, lascila Juventus tirandosi dietro una scia dimaledizionidai tifosi juventini, sconsolati dai suoi errori cui attribuivano il fallimento nella corsa scudetto 2001. Mercoled sera quegli stessi tifosi, vedendolo respingere il rigore di Anelka, avranno provato qualche brivido.
UNA SERA NEL 1978 -
Avevo pio meno otto anni, penso fosse una partita dell’Ajax in tv, ma poteva anche essere la Nazionale. Fu una folgorazione ha raccontato una volta Van der Sar. Colpo di fulmine, tanto che andavo sempre a dormire presto, da bambino, verso le otto. Ma quando in tv davano una partita, mio padre veniva a svegliarmi e potevo restare in piedi fino a che non finiva la gara ­. Il piccolo Edwin viveva la sua passione con quel misto di divertimento, curiosite ironia che gli olandesi mostrano nelle loro cose, ormai da secoli, da quando Amsterdam­diventata la cittdi chi ha voglia di prendersi sul serio ma non troppo, dei mercanti e dei perseguitati politici. Il piccolo Edwin, nato a Voorhout il 29 ottobre 1970, cresce cos, dietro a un pallone visto in tv.
L’AJAX -
E dalle partitelle per strada, con gli amici, passa all’Ajax, alla scuola pifamosa del pianeta. Cresce nella testa e nel fisico, sottile come uno stecco, elegante come una ballerina. Poi arriva quel giorno fatidico, quello che nessun ragazzino crede possa mai arrivare e quando arriva vorrebbe forse non fosse mai arrivato:­ Era il 20 aprile 1989, ero in panchina con l’Ajax, campionato, di fronte lo Sparta Rotterdam. Io me ne stavo tranquillo, in porta c’era Menzo. Poi si fa male, il tecnico mi fa “tocca a te”. Io mi sentii di ghiaccio, ero nervosissimo. Entrai in campo ed era come se potessi sentire la gente, “e questo chi­?”. Non lo sapevo neanche io. Poi giocai dieci gare di fila, vuol dire che non ero andato poi tanto male ­. Infatti. Resta all’Ajax fino al 1999, vincendo 4 titoli nazionali, 3 coppe e 3 Supercoppe d’Olanda, la Champions 1995 (perderquella successiva), la Supercoppa e l’Intercontinentale a ruota. Nel frattempo arriva anche la convocazione in Nazionale.
ORGOGLIO E PREGIUDIZIO -
La Juve lo prende nel 1999. Rester in bianconero due anni, senza vincere. La prima stagione discreta, nella seconda viene bollato come­quello che ci ha fatto perdere lo scudetto del 2001. Perch? Sbaglia Juve-Roma 22, 6 maggio 2001, con i bianconeri di Ancelotti che stanno rosicchiando punti scudetto ai giallorossi. Quella sera sbaglia due volte e prende due gol: finita la rincora al titolo. E’ l’etichetta, il pregiudizio fatale. Alla Juve, che prende Buffon, non c’piposto. Ha 31 anni, ma un’intelligenza troppo viva perchspenga il motore e si parcheggi a margine. Riparte dal Fulham, e a forza di grandi prestazioni alla corte di Al Fayed si guadagna il Manchester United, anno di (ri)grazia 2005. Ha vinto lui, ha vinto il suo orgoglio oltre che la sua tecnica (mani di fatalo chiamavano i compagni dell’Ajax): con i Red Devils ha riempito una bacheca giricca: 2 titoli inglesi, due Supercoppe di Lega e una Champions League. In attesa che parta Euro 2008: il cigno canta sempre prima dell’addio...

VAN DER SAR L'ULTIMA RIVINCITA
A 38 anni ha regalato la Coppa al Manchester Storia del portierone che fece disperare la Juve prima di ridiventare eroe

IL SUO EX PREPARATORE
VECCHI
In Italia è stato sottovalutato e bocciato con troppa fretta

William Vecchi ha allenato Edwin Van der Sar negli anni della Juventus. La stima tra i due risale a quel periodo.­ Appena finita la partita gli ho mandato un messaggio di complimenti ­confessa Vecchi, oggi preparatore dei portieri del Milan.

Vecchi, in Italia di Van der Sar non si­mai detto bene. Nostro clamoroso errore?
­Edwin ha avuto una sola sfortuna. Arrivare alla Juve e commettere degli errori, fisiologici per un portiere, determinanti. Perla Juve aveva visto giusto, puntando su un ottimo portiere: Van der Sar non era un signor nessuno, era titolare nell’Olanda e con l’Ajax aveva gigiocato due finali di Champions, vincendone una e perdendo l’altra proprio con la Juve.

Quindi­ stato liquidato troppo presto?

Sa, la Juve aveva la possibilitdi prendere Buffon... PerVan der Sar restava un ottimo portiere.

Quali sono i suoi pregi?
Il grande senso della posizione, che ha migliorato con l’esperienza. E poi ha un bel gioco con i piedi,
spesso­lui a far partire per primo l’azione.

Errori che ha corretto con il tempo?
­Dopo la Juve ha acquisito pitranquillit. Sbaglia anche ora a volte, ma in Italia era massacrato di critiche. Ora­pitranquillo e rende ancora di pi. La serenitmentale, per un portiere,­ancor pidecisiva che per altri ruoli.

Smetterdopo gli Europei. Condivide?

­Non so some sta fisicamente, ma potrebbe andare avanti qualche altra stagione, perchha una forza psicologica enorme.

Prima che iniziassero i rigori pensava che il Manchester fosse favorito perchaveva Van der Sar?

­I rigori sono un vero rebus in quelle situazioni. Van der Sar ne ha parato uno e ha rischiato di prenderne altri due. Ma i rigori in una finale raramente dipendono dal portiere. Nel senso che lui­ quello con meno pressione addosso. In quel frangente la palla pesa per chi deve calciare, non per un portiere.
a.fan.

FONTE: Corriere dello Sport

Terry non doveva battere quel penalty
Ten Cate:L’ultimo rigore toccava a Drogba, ma dopo la sua espulsione sifatto avanti John


Dall’inviato
MOSCA - Maledetta quella zolla, che gli ha fatto mancare il piede d’appoggio al momento della trasformazione del rigore che - se realizzato - avrebbe consegnato al Chelsea la prima Coppa dei Campioni della sua storia. Maledetto, soprattutto, quel cartellino rosso sventolato in faccia a Drogba a soli cinque minuti dalla fine dei supplementari, che ha privato i Blues dell’ultimo rigorista. E cos, John Terry, da capitano coraggioso, si­ offerto di presentarsi sul dischetto come quinto giocatore.
Il destino, per, gli aveva riservato uno scherzo tremendo. Il pianto a dirotto, dopo essersi visto sfuggire il trofeo che tutti i calciatori vorrebbero alzare,­stata l’immagine pitoccate della finale di Mosca. Lacrime amare, lacrime bagnate da una pioggia battente, gelida, che ti entra nelle ossa. Puun giocatore che fa della potenza fisica scoppiare in un pianto dirotto che nessun compagno di squadra - Lampard per primo -riuscito a fermare? S, che si pu, soprattutto se ti chiami Terry e, fino a quando Capello non­ arrivato sulla panchina della Nazionale dei Tre Leoni, indossavi la fascia di capitano, passata poi a Rio Ferdinand dello United.
SILENZIO
- Dopo la fine dell’ennesima sfida ( persa) contro il Manchester United, JT (il suo soprannome) ha preferito non parlare nella­zona mistae sfilare a capo chino davanti a taccuini, microfoni e telecamere. Parte un timido applauso di ringraziamento di alcuni sostenitori del Chelsea, ma lui non lo sente. Sono gli altri che hanno raccontato il suo stato d’animo. Ecco il tecnico Avram Grant: ­Se siamo arrivati qui, lo dobbiamo unicamente a John. Ha giocato in maniera stupenda la semifinale e anche contro lo United non ha concesso grandi occasioni.
Abbiamo avuto momenti difficili e lui c'sempre stato. Come, ad esempio, quando ha salvato miracolosamente di testa un tiro a porta vuota di Giggs. L'olandese Henk Ten Cate, il coach della squadra londinese ha rivelato ilterribile ­ segreto, che comunque fa onore al capitano:
Terry non era tra i primi cinque rigoristi. Poi tutto­cambiato durante la partita. E’ incredibile quello che gli­capitato. Ci eravamo allenati molto sui ri�gori, eravamo tutti fiduciosi
.
SIGNOR CHELSEA
- Anche Lampard si è schierato dalla parte di JT: Lui è il nostro Signor Chelsea. Voleva questa Coppa pidi chiunque altro. Vedrete, avrla forza per reagire. Non esistono molti centrali al mondo che si sarebbero presi una simile responsabilit. E’ scivolato, ma nessuno pucriticarlo.

Maledetta quella zolla intrisa d’acqua vicino al dischetto del rigore...
f.u.

FONTE: Corriere dello Sport

 

I BELIEVE!

Classifica

Squadra
Giocate
Punti
1
Manchester United
21
47
2
Liverpool
21
46
3
Chelsea
22
45
4
Aston Villa
22
44
5
Arsenal
22
41
6
Everton
21
35
7
Wigan Athletic
22
31
8
Hull City
22
27
9
Fulham
19
26
10
West Ham United
21
26
11
Manchester City
21
25
12
Bolton Wanderers
22
23
13
Newcastle United
22
23
14
Sunderland
22
23
15
Portsmouth
20
23
16
Blackburn Rovers
21
21
17
Middlesbrough
22
21
18
Stoke City
22
21
19
West Bromwich Albion
22
21
20
Tottenham Hotspur
21
20

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Partita
Risultato
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